CONOSCENZA DELLO SPIRITO SANTO NEL DIARIO DI SANTA FAUSTINA KOWALSKA
Il famoso Diario non proviene da ricerche teologiche, ma dall’esperienziale di Dio. Per questo la presenza dello Spirito Santo non è frutto di elucubrazioni mentali, bensì è “conoscenza” nel pregnante senso biblico della parola. Ai mistici bisognerebbe sempre ricorrere per farsi un’idea di come Dio in concreto agisce e di come si serva di loro anche per comunicare. I teologi sono preziosi nella storia della riflessione cristiana, ma spesso difettano di eccessiva “professionalità” nel parlare e discutere di Dio, subendo spesso la tentazione della manipolazione ideologica o razionalistica. A meno che non siano dei veri santi.
I mistici veri parlano di Dio perché parlano con Dio, entro canali di comunione e comunicazione che fanno parte di un carisma donato.
La teologia conosce epoche storiche e correnti di pensiero che fanno alternare momenti aurei con momenti di grandi silenzi su cose molto importanti. All’epoca di suor Faustina, ad esempio, (e ancor oggi sotto certi aspetti) c’è stata una sottovalutazione dell’opera dello Spirito Santo al punto da esser stato definito “il grande sconosciuto”. Ci sono voluti i mistici e i grandi movimenti carismatici di base per ravvivarne la presenza.
Nella storia dei mistici non ci sono pause o fasi apofatiche (= di negazione o nascondimento) per quanto riguarda il totale incontro con le tre persone della SS. Trinità. Un incontro anche emotivo, cioè necessariamente connesso con la sana emotività nel rapporto col Dio “vivente” e non concettualizzato.
Nel mistico non c’è il diletto culturale o la compensazione letteraria. Suor Faustina parla di combattimenti spirituali che comportano sanguinazione: “Ci sono degli attacchi nei quali l’anima non ha il tempo né per rifletterete per chiedere consigli, né per nient’altro. In quei casi bisogna combattere per la vita o per la morte. Qualche volta è bene rifugiarsi nella ferita del Cuore di Cristo, non rispondendo nemmeno una parola: per quell’atto stesso il nemico è già sconfitto…
O Spirito Santo, guida dell’anima: saggio è colui che tu trasformi. Ma affinché lo Spirito Divino possa agire in un’anima, occorre silenzio e raccoglimento” (pp. 77 – 78).
“+ Un’anima nobile e delicata può essere anche la più semplice, ma di sentimenti delicati; una tale anima cerca di vedere Iddio in ogni cosa. Lo trova ovunque, riesce a trovare Iddio anche nelle cose più insignificanti. Tutto per lei ha un significato. Apprezza grandemente tutto. Ringrazia Dio per ogni cosa. Da ogni cosa ricava profitto e rivolge a Dio ogni lode. Confida in Lui e non s’impressiona quando viene il tempo della prova. Essa sa che Iddio è sempre il migliore dei padri e tiene poco conto delle considerazioni umane. Segue fedelmente anche il più piccolo soffio dello Spirito Santo; gioisce per questo Ospite spirituale e si aggrappa a Lui come un bimbo alla madre. Dove le altre anime s’arrestano e si spaventano, essa va avanti senza paura e senza difficoltà” (pag. 79).
Originalissima questa espressione di abbandono allo Spirito, come di un bimbo in braccio alla madre. In altri passi del Diario la paternità-maternità di Dio è messa in rilievo proprio in questi termini. Oggi la cosa va quasi di moda, ma ai tempi della Santa non era così, o comunque lei non aveva la capacità e il tempo per leggere e informarsi.
“Una volta che mi preoccupavo dell’eternità e dei suoi misteri, la mia anima fu presa da timore e, dopo che ebbi riflettuto un altro momento, cominciarono a tormentarmi vari dubbi. D’un tratto Gesù mi disse: «Bambina Mia, non aver paura della casa del Padre tuo. Le indagini inutili lasciale ai sapienti di questo mondo. Io voglio vederti sempre come una bambina piccola»” (pag. 130).
Novembre 1932. In cappella. “Ad un tratto la presenza di Dio ha investito la mia anima e ho udito queste parole: «Figlia mia, desidero che il tuo cuore sia modellato secondo il mio cuore misericordioso. Devi essere totalmente imbevuta della mia misericordia».
Chiede aiuto allo Spirito Santo per conoscere la propria miseria (pp. 90 – 91).
“Io non faccio profondi ragionamenti sulla mia vita interiore; non sto ad analizzare per quali vie mi conduce lo Spirito Divino. A me basta questo, che so di essere amata e che amo. L’amore puro mi fa conoscere Dio e mi dà la comprensione di molti misteri” (pp. 130 – 131).
Possiamo ricordare qui l’affermazione del grande Agostino convertito: “Ama e capirai”.
“Oh! se le anime volessero ascoltare almeno un po’ la voce della coscienza e la voce, cioè l’ispirazione dello Spirito Santo. Dico «Almeno un po’», dato che una volta che ci consegnammo all’influsso dello Spirito di Dio, Egli stesso completerà quello che manca a noi” (pag. 153).
Ci viene qui di pensare subito alle famose promesse fatte da Gesù nell’ultima cena sullo Spirito Santo e la sua azione.
“Una volta, dopo la Santa Comunione, udii queste parole: «Tu sei la nostra dimora». In quell’istante avvertii nell’anima la presenza della SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Mi sentivo il tempio di Dio. Sento che sono figlia del Padre. Non so dare spiegazione di tutto, ma lo Spirito lo comprende bene” (pag. 186).
Qui vediamo i frutti di una vera effusione dello Spirito. E come coltivarla? Ecco la risposta: “L’anima silenziosa è idonea alla più profonda unione con Dio; essa vive quasi di continuo sotto il soffio dello Spirito Santo. In un’anima silenziosa Iddio opera senza impedimenti”.
“O mio Gesù, Tu sai, Tu solo sai bene che il mio cuore non conosce altro amore all’infuori di Te. Tutto il mio amore verginale è annegato in Te, o Gesù, per l’eternità. Sento bene come il Tuo Sangue Divino circola nel mio cuore; non c’è alcun dubbio che col Tuo Sangue Preziosissimo è entrato nel mio cuore il Tuo purissimo amore. Sento che dimori in me col Padre e lo Spirito Santo, o meglio sento che io vivo in Te, o Dio inimmaginabile. Sento che mi sciolgo in Te come una goccia nell’oceano. Sento che sei all’esterno e nelle mie viscere; sento che sei in tutto ciò che mi circonda, in tutto ciò che mi capita. O Dio mio, Ti ho conosciuto nell’intimo del mio cuore e Ti ho amato sopra ogni cosa, sopra qualunque cosa esista in terra o in cielo. I nostri cuori si comprendono a vicenda e nessuno intende ciò” (pag. 194).
E come camminare nello Spirito? Ecco chiara la sequela di Gesù:
“Ritiro spirituale mensile. La sera mi sono preparata con molta cura ed ho pregato a lungo lo Spirito Santo, perché si degni di concedermi i Suoi lumi e mi prenda sotto la Sua speciale direzione. Ho pregato anche la Madonna, l’Angelo Custode ed i Santi patroni.
Frutto della meditazione. Qualunque cosa Gesù ha fatto, l’ha fatta bene. Passò facendo del bene. Nel modo di comportarsi era pieno di bontà e Misericordia. La compassione guidava i Suoi passi. Coi nemici ha mostrato bontà, cortesia, comprensione, agli indigenti ha dato aiuto e conforto” (pp. 396 – 397).
“O Gesù, mantienimi nel tuo santo timore, in modo che non sprechi le grazie. Aiutami ad essere fedele alle ispirazioni dello Spirito Santo, permetti che mi si spezzi il cuore per amore verso di Te, piuttosto che tralasci un solo atto di quest’amore” (pag. 513).
5 giugno 1938. Ultima Pentecoste nella vita di suor Faustina, che morirà il 5 ottobre di quell’anno. È anche l’ultima rinnovazione dei voti, dei quali essa teneva sempre presente la formula pronunciata dal vescovo durante la consegna dell’anello: “Sia per te l’anello della fedeltà, il sigillo dello Spirito Santo, in modo che tu sia chiamata sposa di Cristo e, se l’avrai servito fedelmente, venga incoronata per l’eternità” (pag. 118). “Dopo la santa Comunione si è impadronito di me l’inconcepibile amore di Dio. La mia anima è stata in contatto diretto con lo Spirito Santo, che è lo stesso Signore, come il Padre ed il Figlio. Il Suo soffio ha riempito la mia anima di una tale gioia che invano mi sforzerei di descriverla, se volessi dare anche solo in parte un’idea di ciò che ha provato il mio cuore. Ovunque, per tutta la giornata, in qualunque parte fossi, con chiunque parlassi mi è stata compagna la viva presenza di Dio. La mia anima si è immersa nel ringraziamento per queste grandi grazie” (pp. 585 – 586).
Potremmo continuare l’esplorazione sulla “conoscenza” dello Spirito Santo, anche servendoci del prezioso indice tematico offerto dall’Editrice Vaticana. Ma, avendo messo in rilievo nel titolo il Diario stesso di suor Faustina, terminiamo con un passo che ne dichiara l’importanza, come di un vero “diario nello Spirito”, per l’opera della Divina Misericordia.
“Nel momento in cui presi la penna in mano, pregai brevemente lo Spirito Santo, poi dissi: «Gesù, benedici questa penna, affinché tutto quello che mi ordini di scrivere sia a gloria di Dio». E subito udii una voce: «Sì, la benedico poiché in questo scritto c’è il sigillo dell’obbedienza alla Superiora ed al confessore e per ciò stesso è motivo di gloria per Me e molte anime ne ricaveranno vantaggio. Figlia Mia, voglio che tutti i momenti liberi li impieghi a scrivere sulla Mia bontà e Misericordia. Questo è il tuo incarico ed il tuo compito per tutta la vita, far conoscere alle anime la grande Misericordia che ho per loro ed esortarle alla fiducia nell’abisso della Mia Misericordia»”. (pag. 516)