Intervista a
Don Renato Tisot.
Se parliamo del tema della grazia di Dio, non possiamo non pensare all’esperienza «gratuita» più caratteristica delle nostre realtà carismatiche, il Battesimo nello Spirito Santo. Per questo abbiamo intervistato don Renato Tisot, un «pioniere» del Rinnovamento Carismatico Cattolico, testimone di questa nuova corrente di grazia fin dalle sue origini quando, nel 1970, fece esperienza dello Spirito Santo negli Stati Uniti, partecipando ai primi grandi ritiri sacerdotali nel New Jersey e nell’Ohio e cooperando a fondare gruppi di preghiera carismatici nello Stato di New York e in Florida.Tornato in Italia, ha fondato l’A.D.I.M. (Alleanza Dives in Misericordia), recentemente entrata a far parte anche della Fraternità Cattolica. Dal 2004 al 2007 don Renato è stato membro del Consiglio ICCRS come rappresentante per l’Europa del Sud.
Il Battesimo nello Spirito è l’esperienza fondante del Rinnovamento Carismatico. Cosa significa questa esperienza nel progetto di Dio per la sua Chiesa?
Semplice, quello che fu agli inizi del Cristianesimo: una sorpresa in senso assoluto e un evento travolgente. Già fratel Carretto mi aveva parlato di un’importante “ora messianica” che doveva avverarsi in ogni buon cristiano per un passaggio dalla “pratica religiosa” alla vera e palpitante esperienza di Gesù Cristo. Fui sorpreso nel vedere questa esperienza evidenziata in maniera tanto forte in diversi miei parrocchiani “nati di nuovo”. E devo a loro il mio primo ingresso nella nuova e forte esperienza dello Spirito che segnò la mia vita e la mia missione.Presso un frequentatissimo gruppo di RCC era in corso un seminario di vita nello Spirito e si annunciava un Battesimo nello Spirito. Confesso che, da buon teologo, mi sentii di contestare questa dizione per non fare confusione col Sacramento. I leaders non s’inoltrarono in discussioni e invece, ancora in quella prima serata, mi invitarono a seguirli in una cappella dove si teneva costantemente esposto il Santissimo Sacramento (altra sorpresa per quei tempi burrascosi!). Mi fecero inginocchiare e cominciarono a lodare, a cantare in lingue, a impormi le mani e a profetizzare. Fu il mio vero “battesimo nello Spirito”, una cosa travolgente e determinante per un cammino che dura anche oggi.Fui assiduo poi nel cammino della comunità, feci umilmente il “seminario di vita nello Spirito” che allora stava prendendo forma e venne anche il giorno dell’effusione, ma niente si può paragonare a quel “battesimo” improvvisato e sorprendente della prima sera.Conobbi tutte le difficoltà in campo cattolico per accettare quella terminologia, ma la sostanza rimaneva: provocava una svolta vitale, un’esperienza nuova che gioiosamente ti faceva partecipe della globalità del Vangelo. Cominciavi a capire cosa era accaduto duemila anni fa: non era stata fondata una nuova religione o non erano nate nuove teodicee. Il Verbo si faceva carne e veniva ad abitare dentro di noi: non più una ricerca dal basso ma un incontro dall’Alto. Finalmente veniva offerta la più grande sorpresa divina nella storia umana: quella che ha investito inizialmente Maria e che poi, grazie al suo libero “sì” sta passando nella storia umana fino alla fine dei tempi.Senz’altro per tutto il Rinnovamento Carismatico il Battesimo nello Spirito ha costituito l’esperienza di base. E senz’altro può essere proponibile, fra tante grazie di Dio, anche a tanti buoni cattolici che, come diceva S. Tommaso, hanno avuto una “inhabitatio” nel Battesimo, ma non sperimentano ancora una fervente “innovatio”.
“L’esperienza del Battesimo nello Spirito può essere proponibile anche a tanti buoni cattolici”
Cosa significa vivere la “vita nuova nella grazia”.
Non trovo parole migliori di quelle del più acerrimo persecutore della novità cristiana che diviene poi uno dei massimi sperimentatori della vita nuova nello Spirito: “Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio” ( Gal 4,4-7).La “conoscenza” di Dio, l’esperienza trinitaria, la vitalità palpitante della comunione divina che ti apre anche alla vera fraternità con le creature umane, in tutte le nuove relazioni di carità orante e operante: Il mondo divino che fa irruzione in quello umano cambia tutto. È pienezza di vita. Ed è bello vedere qui S. Paolo che, in questa pienezza dei tempi, vede la “donna”, quella che l’Angelo, annunciando il progetto per tutti noi, chiamò “piena di grazia”.
Si può dire che Maria è stata la prima donna a sperimentare l’effusione dello Spirito Santo. Cosa ha significato questa esperienza nella sua vita ?
È S. Luca che con grande dolcezza ci racconta la “pre-pentecoste mariana”. Non c’è dubbio che il saluto angelico definisca già una pienezza di grazia e una specialissima appartenenza al Signore (oggi, per definizione dogmatica della Chiesa, parliamo di Immacolata Concezione), ma qui si mette in evidenza una straordinaria “effusione dello Spirito” per la missione: “Hai trovato grazia presso Dio… Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” (Lc 1,30.35). Come sempre l’iniziativa parte dall’Alto, ma si fa “condizionare” dalla libera e amorosa risposta umana.È chiaro che il “sì” di Maria ha aperto la porta a tutte le nostre “effusioni” e che il suo esempio materno è un pista sicura per tutte le nostre risposte ed esperienze di vita nello Spirito. Essa è la prima creatura umana che entra in simbiosi con Dio, che sperimenta la comunione trinitaria e la vita nello Spirito con tutti i carismi di santità e di ministero ad extra. Elenco i doni spirituali più evidenti: preghiera di lode spontanea e gioiosa, carismi di discernimento e di profezia, potenza evangelizzante nell’incontro con le persone, spirito di carità e di donazione anche nei più umili servizi, fino alla fedeltà assoluta della Croce. Necessariamente poi madre e maestra del Cenacolo pentecostale.
Come cambia la nostra vita umana dopo l’esperienza della grazia nei termini delle nostre relazioni con Dio, con noi stessi, con gli altri o la società? In particolare, cosa ha cambiato questa esperienza nella tua vita personale?
Se posso dire che il Signore è stato generosamente presente nella vita mia personale e della mia famiglia, anche con manifestazioni miracolose, posso anche onestamente affermare che l’incontro col Rinnovamento Carismatico è stato determinante per il mio nuovo rapporto con Dio e per le innovazioni sostanziali generate nel mio ministero sacerdotale.Già quello che m’impressionava nei laici incontrati diventava una testimonianza forte, soprattutto se mi era dato di conoscere il prima e il dopo del loro vivere . Ecco l’identikit del laico “rinnovato”: gioia dell’incontro con Dio e con la comunità ecclesiale (anche ai livelli dello standard parrocchiale), vivace presenza cristiana nella società, voglia di comunicare il santo contagio, ascolto incantato della Parola di Dio con lettura personale della Bibbia, gusto nuovo nella celebrazione dei Sacramenti, desiderio di una direzione spirituale per una crescita, percorso più condiviso nell’anno liturgico, partecipazione più generosa nei ministeri, affidamento della vita al Signore anche nei momenti difficili, più attenzione ai bisogni spirituali e anche materiali del prossimo, voglia di evangelizzare, anche con l’uso dei nuovi carismi. Spesso con la nascita di vocazioni anche alla vita consacrata.Tutto questo ho sperimentato io stesso nel mio cammino sacerdotale con una continuità che da allora dura ancora nonostante le umane fragilità, gli errori di percorso e le sconvolgenti svolte pastorali richieste dal cammino.
Ci stiamo avviando a celebrare il quarantesimo anniversario del Rinnovamento Carismatico. A tuo parere, quali sono stati i frutti di questa esperienza per la Chiesa, per i cristiani dopo quasi 40 anni?
Anzitutto penso a milioni di persone toccate e coinvolte nell’esperienza, con numeri da capogiro mai registrati nella storia del cristianesimo e per di più nel giro di poco tempo.Ovviamente ho visto stagioni entusiasmanti e cali preoccupanti, zone floride e zone in regressione, territori nuovi e poveri in nuova esplosione, divisioni dolorose, ma anche diramazioni piene di nuova fruttificazione. Del resto non ci sono dei fondatori umani e i carismi hanno creato problemi anche nelle chiese paoline. Il discernimento dei pastori della Chiesa non è stato facile. Direi che i Papi dei nostri tempi provvidenzialmente hanno avuto qualche dono in più per i primi discernimenti e le prime accoglienze del Rinnovamento Carismatico nel grembo di Santa Romana Chiesa, con valutazioni e con proposte di piste operative eccezionali e sempre da seguire.Bisogna pensare che il Quarantesimo si riferisce all’esperienza carismatica americana che, se è stata punto di riferimento storico per la datazione, non è stata comunque l’unica né la prima, come ho potuto costatare da tante testimonianze di quel tempo. Il cardinal Suenens fu l’uomo della provvidenza per la prima visione e per la giusta canalizzazione di quella che per lui era una maestosa e imprevista “corrente di grazia”. Non un movimento con fondatore umano, con regole, statuti e strutture, ma neanche “una corrente del golfo che qui e là riscalda le coste, bensì destinata a penetrare nel cuore stesso del paese”.Oggi i Carismatici Cattolici s’aggirano ancora attorno ai cento milioni nel mondo. Posso dire che, nonostante il costante esodo di tante persone, ne ho incontrate poche che non abbiano detto: «adesso non frequento più, ma quello che ho ricevuto è stato grande e fruttuoso».
Un altro frutto del Battesimo nello Spirito è l’evangelizzazione. Perché nei nostri gruppi e comunità si vedono sempre meno miracoli e segni della potenza di Dio?
Tutti sappiamo che, nel programma chiaro assegnatoci da Cristo stesso e ben praticato dalla Chiesa delle origini, l’annuncio forte della “buona notizia” doveva essere accompagnato dai ministeri di liberazione e di guarigione. Alle origini del RCC questa realtà ritornava vigorosa. Non diamo sempre la colpa alla gerarchia, che ovviamente poteva trovarsi imbarazzata di fronte a questo vasto ritorno di ministeri carismatici condivisi in maniera vistosa anche dai laici.
“Non diamo sempre la colpa alla gerarchia, che poteva trovarsi imbarazzata di fronte a questo vasto ritorno di ministeri carismatici”
Il colloquio di Roma del 2001 è stato estremamente positivo e confortante in merito. Piuttosto pensiamo a quanto si è spenta in noi, nei nostri gruppi e per la nostra freddezza, la fiamma degli inizi, preoccupati magari più per l’organizzazione e i regolamenti.
Recentemente sei stato nominato membro del Consiglio dell’ICCRS. Cosa ti sta dicendo il Signore e quali sfide ti sta ponendo davanti per questa missione cui ti ha chiamato?
Al tempo della nascita dell’ICCRS e poi ancor più all’entrata nel diritto pontificio con rappresentanza nel Pontificio Consiglio per i Laici, eravamo tutti in esultanza ed estremamente grati allo Spirito Santo che era il nostro vero fondatore e moderatore. C’era un bisogno sentito, non tanto riferito ad un governo o ad un direttivo condizionante quanto ad una voglia di comunione, di coordinazione, di soccorso e di indicazioni utili nel rispetto anche della ricchezza carismatica e ministeriale propria delle varie esperienze e diramazioni. Si sentiva il forte dovere di appoggiare, consultare e finanziare l’ICCRS.Io sono entrato da poco e, come già sapevo, le cose non stanno più come ai vecchi bei tempi. C’è una forte crisi e un disinteresse allargato che può minacciare l’esistenza stessa di questo Servizio, nonostante gli accorati appelli. Resistevo molto a questa chiamata, oberato ancora alla mia “tenera età” da tanti impegni e fulminato anche da un’elezione che non mi aspettavo. Poi ho detto “sì” come ad una volontà del Signore. Prego molto e quel poco che posso fare lo dono col cuore.
Le nostre comunità, nate da questa esperienza di grazia, sono oggi chiamate ad affrontare molte sfide. Per concludere con un tuo messaggio: quali sono le sfide, nella Chiesa e nel mondo che attendono oggi le nostre comunità ?
Voglio esser sincero. Ho seguito il Concilio con grande partecipazione interiore, con grandi attese e speranze; nel dopo-Concilio ho avuto diversi incarichi accanto al mio Arcivescovo e ci siamo dati da fare per organizzare convegni di approfondimento, di aggiornamento e di strategie di risposte alle “sfide” del moderno, del postmoderno, del «nextmoderno». Dopo tante discussioni (a dir il vero con sempre meno preghiera) potevano entrare nella vita, soprattutto dei pastori, forti vene di scoraggiamento, di frustrazione e d’impotenza. Che vortice tremendo e incomprensibile questa storia umana!Gridava Santa Caterina da Siena in tempi duri (e quali sono nella storia umana quelli teneri?): “Baluardi di preghiera, baluardi di preghiera”. Ma non si fermava là, perché tutti sappiamo quanta forza anche “politica” emanava da quei cenacoli cateriniani.
“Nel dopo-Concilio abbiamo organizzato convegni di approfondimento. Il frutto? Spesso solo frustrazione”
E allora non abbiamo paura, anzi non sentiamoci alienati ai nostri tempi quando lo Spirito Santo c’invita ancora alle forti esperienze di Cenacolo: “Restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto” ( Lc 24,49), “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1,8).E, dopo l’evento pentecostale, vediamo quella sparuta schiera di poveracci rivestiti di una carica umanamente inspiegabile e nutrita da un modello di vita comunitaria che non deve mai scomparire: “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli… Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati” (Atti 2, 42-43; 48).
Articolo tratto da “Venite e Vedrete”n. 87-I-2006, di Antonio Montagna.